Prosenectute

DOLL THERAPY ED EMPATIA

L'appropriatezza della terapia della bambola in struttura

Maggio...è da poco passata la festa della mamma.
Questa parola ci fa venire in mente il cullare, il coccolare, l' accarezzare...
Tutte espressioni del sistema motivazionale di base del "prendersi cura", descritto dalle Neuroscienze affettive.
Sistema che non si esaurisce con l'avanzare degli anni, ma che anzi si arricchisce di nuovi significati con il vissuto di perdita, di mancanza, di incertezza che il convivere con un disturbo neurocognitivo (malattia l'Alzheimer e altre
demenze) comporta.
Questo ruolo di maternage non è di esclusivo appannaggio femminile e anche molti uomini (così come rilevato da numerose osservazioni internazionali) gradiscono occuparsi di una bambola.
Parlare di bambole vuol dire tenere a mente innumerevoli stratificazioni di significati culturali, psicologici, sociologici..
Ne esistono di molti tipi, quella realizzata appositamente per rispondere al meglio ai bisogni delle persone con disturbi neurocognitivi sono le bambole empatiche.

Si tratta infatti di bambole che presentano caratteristiche specifiche in fatto di morbidezza, peso e distribuzione del peso, mimica facciale che aiutano a creare un forte legame emotivo come inserirla nella quotidianità.

Dopo un'attenta valutazione dei desideri dell'anziano in sede di Equipe curante, un'osservazione continuativa dei suoi comportamenti e l'applicazione della metodologia d'uso (secondo le linee guida internazionali) è possibile inserire la Doll Therapy (o terapia della bambola) all'interno del PAI o Progetto di vita.

Modulando gli stati di ansia, l'aggressività, l'insonnia, rispondendo ai bisogni costanti di rassicurazione, questo Intervento Non Farmacologico è finalizzato a migliorare il benessere delle persone istituzionalizzate e la qualità delle pratiche assistenziali.

Dott.ssa Psicologa Caterina Pacenza